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C’è un’idea, ancora molto diffusa, che l’autostima sia una meta da raggiungere. Come se un giorno, svegliandoci, potessimo finalmente sentirci “abbastanza” e non dubitarne più. Ma la realtà è un po’ diversa. L’autostima non è un diploma da appendere al muro. È un processo: vivo, fluido, a tratti incerto. E soprattutto, è personale. Iniziare un percorso di autostima significa scegliere di ascoltarsi, anche quando fa male. Significa imparare a riconoscere la propria voce, quella autentica, sotto il frastuono dei giudizi esterni, delle aspettative, delle paure. Oggi parliamo di questo, e lo facciamo suggerendo il lavoro di Martina Chiereghin, Psicologa e Counselor Biosistemico a Ferrara, che dà a tutti la possibilità di rompere lo schema e di considerare il percorso di autostima non come un traguardo, ma un processo per riscoprire il valore personale.

Quando la fiducia in sé vacilla

Ci sono momenti nella vita che ci svuotano. Un lutto, una relazione che si spezza, un fallimento improvviso. In quei passaggi silenziosi, l’identità sembra sgretolarsi. Chi eravamo? E ora? Inizia lì la frattura tra la percezione di sé e il proprio valore reale. E spesso, in quel vuoto, si infilano ansia, insicurezza, autosvalutazione.

Non è raro che questo squilibrio interiore si rifletta anche nel rapporto con il corpo e con il cibo. Il modo in cui trattiamo il nostro corpo racconta molto di come ci sentiamo dentro. Se non ci sentiamo degni, rischiamo di trascurarci. Se ci sentiamo fuori controllo, cerchiamo di controllare ciò che possiamo — il peso, le calorie, il nostro aspetto. Ma non è lì che si ritrova l’equilibrio. Non è lì che si riscopre il proprio valore.

Il modo in cui entriamo in relazione con gli altri è strettamente connesso alla qualità della relazione che abbiamo con noi stessi. Quando la fiducia interiore vacilla, rischiamo di cercare conferme all’esterno, di rincorrere approvazione, di accettare meno di ciò che meritiamo. Non per superficialità, ma per bisogno. Per mancanza di radici.

Le relazioni, allora, diventano specchi. E se non siamo centrati, rischiamo di vederci distorti. È per questo che il percorso di autostima è così importante: perché non riguarda solo il nostro mondo interno, ma tutto ciò che ci circonda. È il fondamento che rende possibile una vita più autentica, più libera, più nostra.

Ascoltarsi prima di capirsi e ricostruire un giorno alla volta

Spesso dimentichiamo l’importanza di sentire. Eppure, il primo passo per ritrovare fiducia è proprio questo: imparare ad ascoltarsi. A sentire il corpo, che spesso ci parla prima ancora che ce ne rendiamo conto. Tensione alla gola, peso sul petto, fame che non è fame. Il corpo sa. È la nostra bussola interiore. Il percorso di autostima passa anche da qui: dalla capacità di restare presenti a ciò che sentiamo, senza giudizio. Accogliere, invece di correggere; ascoltare, invece di spiegare. Solo così possiamo iniziare a costruire una consapevolezza solida, che non dipende dagli eventi esterni ma dalla nostra connessione profonda con noi stessi.

Riscoprire il proprio valore dopo una caduta non è semplice. Ma è possibile. Non si tratta di “diventare” una nuova persona, bensì di tornare in contatto con quella che siamo sempre stati, anche se in certi momenti ce ne siamo dimenticati. Il percorso di autostima non è lineare. Ci saranno giorni in cui ci sembrerà di aver fatto passi da gigante, e altri in cui tutto sembrerà tornare indietro. Fa parte del gioco. Perché la crescita vera non è fatta di perfezione, ma di presenza, di impegno, di amore gentile verso se stessi.

Non un traguardo, ma una scelta quotidiana

Parlare di autostima come di qualcosa da “raggiungere” rischia di farci sentire inadeguati ogni volta che dubitiamo di noi. Ma ecco la verità: dubitare non significa essere deboli. Significa essere umani. E scegliere, ogni giorno, di ricostruire il legame con noi stessi è già una forma di forza. Il percorso di autostima è questo: un cammino che non ha bisogno di medaglie, ma di autenticità. Di consapevolezza. Di presenza. Non si arriva da nessuna parte, perché non c’è un punto di arrivo definitivo. C’è solo la possibilità, sempre aperta, di tornare a sé.

Per chi desidera dunque iniziare questo viaggio alla conoscenza di sé, Martina Chiereghin, Psicologa e Counselor Biosistemico a Ferrara, è un punto di riferimento: è una guida sicura ed empatica con diversi approcci terapeutici, come psicologia biosistemica, mindfulness, psicologia comportamentale e psicocorporea.