Non sempre mangiamo perché abbiamo fame. A volte, tristemente, mangiamo perché dobbiamo riempire un vuoto dentro di noi: un vuoto che ha quasi sempre un nome, una storia, un trauma. E noi non lo sappiamo, o almeno: lo sospettiamo. Sono tantissime le emozioni che proviamo disperatamente a soffocare con il cibo, e spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto. Molte delle quali lo stress, la tristezza, la rabbia, la noia, l’ansia. In psicologia si chiama fame emotiva, ed è un circolo vizioso che possiamo spezzare.
Il mangiare emotivo in psicologia è un comportamento alimentare che non è in alcun modo legato all’assunzione dei nutrienti. Come detto, gli esseri umani hanno bisogno di mangiare come sostentamento, poiché l’organismo necessita di vitamine, fibre, minerali, carboidrati ed energie per funzionare. Quando non mangiamo, ci sentiamo deboli, fiacchi. Ma talvolta eccediamo con il cibo per riempire un vuoto che non è dettato dalla fame fisica, bensì da quella emotiva. Come una donna in acqua che cerca disperatamente di respirare di nuovo aria fresca e pulita: è una sensazione che può distruggere una persona, un pericolo per la salute.
Lo spiega anche il Dott. Filippo M. Jacoponi, psicologo a Roma: “La psicologia dell’alimentazione vuole permettere alle persone di riappropriarsi di un senso di padroneggiamento dei propri comportamenti e favorire una alimentazione consapevole e funzionale ai propri bisogni“.
Mangiare in modo emotivo: quali sono le cause?
Il rapporto con il cibo è personale: questa è una premessa doverosa da fare. Perché, al netto di tutto, sono numerose le persone che soffrono in Italia di disturbi alimentari. Nel 2024, come riporta la Fondazione Veronesi, i disturbi del comportamento alimentare colpiscono precocemente. Durante l’adolescenza, sì, ma spesso persino nei bambini.
Imparare a riconoscere la fame emotiva e distinguerla dalla fame normale non è nemmeno così facile. Sovente parliamo di un comportamento reiterato nel tempo. Di un comportamento che è quasi normalizzato. Il circolo vizioso si scatena con stress, bisogno di conforto, emozioni negative. Ed è qui che scatta l’impulso di mangiare per rispondere a quella che si crede essere una necessità, e invece è un malessere.
Meccanismo biopsicosociale
Qual è l’influenza dello stress sul comportamento alimentare? Nel momento in cui diventa cronico, può modificare l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA): il rilascio di ormoni della fame, quindi, subiscono un netto attacco. Cosa consegue? L’aumento del cortisolo, che è noto appunto con il termine di ormone dello stress. Quando questi livelli sono alti, ci sentiamo in tensione… in pericolo. E cosa ricerchiamo? Il comfort food, il cibo appetibile, con alta percentuale di grassi e di zuccheri.
Il sostegno della psicologia per l’alimentazione
Il legame tra la psicologia e l’alimentazione? La grande verità è che fin dai primi anni di vita spesso ci rapportiamo al cibo in modo malsano, in un meccanismo di premi e punizioni. Quante volte abbiamo sentito dire che i dolci sono una “coccola” per il palato? Ciò non vuol dire che non lo siano: semplicemente, in alcuni casi vince la fame emotiva. Ma imparare a controllarsi e imparare a mangiare bene, riconoscendo lo stimolo della fame e la voragine delle proprie emozioni, è possibile.
“Nella psicologia dell’alimentazione abbiamo modo di fare esperienza di consapevolezza dei segnali enterocettivi di fame e sazietà. Il mangiare diviene quindi un comportamento da ricondurre ad uno scopo funzionale, anche in termini di socializzazione e festività, ma pur sempre consapevolmente e non in automatico“, il Dott. Filippo M. Jacoponi è un punto di riferimento per la psicologia e psicoterapia cognitivo comportamentale, aiuta a favorire il benessere psicologico, occupandosi dei disturbi di ansia, disturbi dell’alimentazione.
L’approccio, lo anticipiamo, deve sempre essere individuale. C’è un motivo se abbiamo parlato genericamente di cause che scatenano la fame emotiva: ciascun essere umano è diverso. C’è chi cerca di riempire disperatamente un vuoto, magari lasciato da una persona, da un insuccesso personale. Dalla paura del futuro, del presente.
Affrontare la fame emotiva, uno step per volta, è possibile: osservandosi, chiedendo aiuto, sviluppando delle strategie e prendendosi cura dei propri vissuti emotivi, cercando anche di interpretare le proprie emozioni, senza per questo “soffocarle”. Chiedere aiuto è spesso il primo passo concreto, perché non è facile fronteggiare un circolo vizioso da soli.