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Non si sente parlare abbastanza della sindrome da sensibilità chimica multipla: questa condizione viene descritta dal Ministero della Salute come un disturbo cronico, che si caratterizza per la reazione all’esposizione di sostanze chimiche, a livelli inferiori rispetto a quelli che sono generalmente tollerati da altri individui. Ancora oggi, però, questa definizione è in fase di discussione nella comunità medico-scientifica. La condizione determina inoltre un ampio ventaglio di sintomi da non sottovalutare: parliamo di sensibilità chimica multipla, fibromialgia, fatica cronica.

Cos’è la sensibilità chimica multipla

Anticipiamo che questa malattia non è molto conosciuta e, anzi, tutt’oggi molti medici faticano a riconoscerla. Si caratterizza per una serie di sintomi differenti, per quanto alcuni siano più frequenti e ricorrenti, con un impatto negativo sulla qualità della vita. La sindrome della sensibilità chimica multipla si manifesta in modo diverso da persona a persona. Questo disturbo ambientale e multisistemico solitamente avviene in risposta ad alcune esposizioni, quali pesticidi, erbicidi, insetticidi, solventi, metalli tossici, muffe. Da notare, come anticipato, che si manifesta come reazione a queste sostanze al di sotto del valore limite di soglia. Talvolta questa sindrome è anche nota come “intolleranza ambientale idiopatica”, dove il termine idiopatica indica “senza causa nota”.

Quali sono le cause

Questa malattia, che dunque è estremamente soggettiva, può causare una sintomatologia ben specifica: i pazienti che ne soffrono segnalano per esempio un’alta sensibilità alle sostanze chimiche, anche a bassa concentrazione, sufficiente in ogni caso a scatenare il disturbo, ma non ad arrecarlo nella popolazione generale. La maggior parte dei prodotti che può scatenare la condizione sono quelli per la pulizia, i detersivi, gas di scarico diesel, formaldeide, plastica, profumi, pesticidi. Da non sottovalutare, in ogni caso, eventuali complicazioni derivate dalla diagnosi, come stress e ansia.

La diagnosi

La sensibilità chimica multipla è spesso associata ad altri disturbi, quali fibromialgia, sindrome da stanchezza cronica, sindrome dell’edificio malato e come conseguenza dell’esposizione a radiazioni elettromagnetiche. L’iter diagnostico non è semplice, anzi: viene spesso definito come complesso e soprattutto personalizzato. Viene sostanzialmente conclamata dopo aver completato il quadro chimico e sintomatologico del paziente, e vengono prescritti diversi esami di laboratorio, tra cui esami tossicologici, che servono per verificare l’eventuale bioaccumulo nei tessuti. Anche i test olfattivi si rivelano alquanto indispensabili, poiché ci sono delle sostanze che alternano l’olfatto e di conseguenza scatenano oppure aggravano il quadro sintomatologico.

Come spiega il dottor Andrea Cormano, medico agopuntore con esperienza in agopuntura, medicina tradizionale cinese, medicina biointegrata e riabilitativa e fitoterapia, è altresì importante lo studio dei polimorfismi genetici dei principali enzimi di fase 1 e 2 della detossificazione epatica. Utile in particolar modo per identificare eventuali alterazioni dei principali enzimi che metabolizzano le sostanze xenobiotiche. Solamente in seguito, ovviamente, dopo aver concluso l’iter diagnostico, è possibile valutare una terapia personalizzata.

In linea di massima, in ogni caso, i criteri di riconoscimento della sensibilità chimica multipla sono stati definiti nel 1999: è una condizione cronica, i cui sintomi tendono a coinvolgere più organi del corpo, e la sintomatologia può migliorare o regredire dopo aver rimosso eventuali sostanze dalla propria vita. Tuttavia, è bene notare che negli stadi avanzati della malattia i sintomi non regrediscono, soprattutto se l’infiammazione ha causato danni irreversibili.

L’impatto sulla qualità della vita

Dal momento in cui il quadro sintomatologico varia da persona a persona, non è facile descrivere l’impatto sulla qualità della vita, in quanto dipende strettamente dal grado di severità del disturbo. Generalmente, i sintomi si riferiscono a uno stato di malessere generale, dove il senso di stanchezza è continuo e dove non mancano turbe neurovegetative (come nausea e tachicardia), o turbe neurologiche (in cui rientrano ansia, depressione o disturbi psichici), o ancora disturbi gastrointestinali e delle vie respiratorie (molto frequenti sono le allergie) e infine dolori muscoloscheletrici. Il nostro consiglio a questo punto è di rivolgersi al dottor Andrea Cormano per iniziare l’iter diagnostico e valutare il trattamento più indicato sulla base del proprio quadro clinico.